WITH JENNIFER ROSA

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concept e realizzazione:

Chiara Bortoli,

Fiorenzo Zancan,

Andrea Rosset

 

 

JENNIFER ROSA è un collettivo

di ricerca in arte contemporanea

attivo a Vicenza dal 2005.
Il corpo, la figura umana, la presenza,

il tempo dell’esserci sono i temi

principali di un’esplorazione che si

articola attraverso la performance,

il video, la videoinstallazione,

la fotografia.

 

www.jenniferrosa.org

Gemelli e Madri e Figlie sono progetti di video-fotografia seriale, realizzati con il collettivo Jennifer rosa.
Per questi lavori, abbiamo chiesto a delle coppie di madri e figlie e di gemelli di posare davanti ad un fondale sempre uguale per un tempo di 16 minuti, guardando dentro l’obiettivo senza fare nulla. Non richiediamo l’immobilità assoluta quanto l’assenza di qualsiasi gesto o intento di comunicazione. Durante ogni posa vengono scattate 1000 fotografie, successivamente montate in un breve filmato di 1 minuto e 40′ secondi, che, a differenza dello scatto fotografico, include anche la dimensione temporale. Grazie alla riduzione del reale operata dal dispositivo, i soggetti ritratti conducono una sorta di piccola danza sul posto, fatta di respiri, battiti di ciglia, micro-movimenti della faccia, della testa, minuscoli riaggiustamenti della postura. Inconsapevolmente danzano il loro esserci.
Il dispositivo per lo scatto è automatico, e durante la posa le persone vengono lasciate sole nella stanza.
Le consegne date creano una situazione innaturale, impegnativa da sostenere. Oltre al possibile imbarazzo di posare per un ritratto e di essere a lungo guardati dall’Altro evocato dal dispositivo, oltre alla preoccupazione di restituire di sé un’immagine “accettabile”, si aggiunge il fatto che non si tratta semplicemente di farsi fotografare, ma di essere condotti a vivere una vera e propria esperienza, un’esperienza che in qualche modo riassume la relazione tra le due persone. Con Madri e figlie (2010) per la prima volta abbiamo focalizzato l’attenzione sul ritratto di famiglia, scegliendo i nostri soggetti in base alla relazione parentale che li univa. Se in Madri e figlie le donne erano unite da un rapporto verticale, cioè di generazione, con Gemelli (2012, ancora in corso) ci interessava esplorare il legame orizzontale che contraddistingue i fratelli. Per accentuare il discorso sull’identità – peraltro già presente in Madri e figlie -, ci è parso interessante  restringere il campo di osservazione puntando l’obiettivo su coppie di gemelli, anche se non forzatamente identici. Abbiamo lasciato piena libertà ad ogni coppia di scegliere l’abbigliamento per gli scatti, potendo decidere se sottolineare le somiglianze o le differenze, e dunque se portare l’attenzione dello spettatore sul singolo individuo o sull’individuo “unico”, nato dalla somma dei due. Così è stato per la scelta del rapporto di spazio tra di loro e all’interno dell’inquadratura.
Dalla varietà dei dettagli lo spettatore è chiamato a cogliere le somiglianze e le differenze, in primo luogo nei tratti somatici, ma anche negli atteggiamenti, nel loro modo di stare, nella risposta emotiva all’esperienza che stanno vivendo, nella tensione che si crea tra le due persone.
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